Dopo la
simbologia presente nell'affresco di Ambrogio Lorenzetti,
l'Allegoria del Cattivo Governo, ecco i
significati che sono celati nel magnifico e
antitetico Buon Governo, anch'esso, naturalmente, nella Sala della Pace di Siena.
L'affresco si articola in due gruppi
allegorici con una dicotomia orizzontale e in tre registri teologico/
simbolici con una dicotomia verticale.
I due gruppi allegorici sono rappresentati dalla Sapienza e i suoi aiutanti e dal Buon Governo e le sue virtù.
I tre registri teologico/simbolici sono:
- quello superiore con le componenti divine (Sapienza Divina e Virtù Teologali),
- quello intermedio con le Istituzioni cittadine (la Giustizia, il Comune, le Virtù non teologali),
- quello inferiore con cittadini ed esercito, il popolo insomma, fruitore e costruttore delle istituzioni.
Il
primo gruppoallegorico è formato dalla Sapienza divina, dalla Giustizia e dalla Concordia, posizionati in
climax discendente a partire dall'alto.
La
Sapienza Divina, con una
corona,
simbolo di dominio,
alata,
simbolo della sua superiorità trascendente e con un
libro in mano,
simbolo di imperscrutabile eterna e immutabile saggezza dovuta alla conoscenza onnisciente del tutto, regge una
bilancia,
simbolo di giustizia, rettitudine, ordine e imparzialità.
Sui due piatti sono posti gli angeli, messaggeri ed esecutori della volontà di Dio, che amministrano i due rami della giustizia, come insegna Aristotele, ovvero quella che si occupa di premiare e punire, detta distributiva e quella che si occupa dell'equità, detta commutativa.
Vediamo infatti il primo angelo che
decapita un uomo e ne incorona un altro,
simboli del male punito e del merito premiato, mentre il secondo angelo consegna a due mercanti uno
staio per misurare il grano e la "
canna" e il "
passetto", per la misura delle
lunghezze, per stoffe e tessuti,
simboli di onesti scambi.
La
Giustizia si limita ad amministrare la bilancia che è però retta dalla Sapienza Divina. La simbologia è evidente: la Giustizia umana non è sufficiente a raggiungere l'equità senza affidarsi alla Sapienza di Dio.
Seduta, sotto la Giustizia, appare una giovane,
prosopopea della
Concordia, che è legata a due
corde che promanano dai piatti della bilancia,
simbolo di giustizia, e del fatto che la concordia di un popolo dipende dal fatto che la giustizia regni.
La Concordia ha in grembo una
pialla,
simbolo della sua capacità di limare le asperità e le contraddizioni, ottenendo uguaglianza di diritti e doveri tra i cittadini e livellando gli eventuali contrasti.
Alla medesima corda si aggrappano
i ventiquattro cittadini a fianco della Concordia,
icone dei funzionari senesi che devono applicare la legge e che, per svolgere bene il proprio compito, senza creare danno con errate o partigiane interpretazioni della legge, devono reggersi alla corda che li unisce alla Giustizia e tramite lei alla Sapienza Divina, altrimenti emetteranno sentenze inique e dannose per il buon andamento della vita sociale.
Nel
secondo gruppo allegorico, un anziano notabile è circondato da giovani belle e austere donne.
Il nobile
vecchio altero, la barba bianca e con il copricapo di pelliccia di
vaio simbolo dei giudici di quel tempo, è la
prosopopea del Buon Governo, che indossa una veste bianca e nera che rimanda per similitudine alla
balzana di Siena.
La
balzana, in araldica, è uno scudo troncato di due smalti pieni, d’argento e di colore oppure il gonfalone, lo stendardo, o la bandiera che a Siena è divisa orizzontalmente in due parti, la superiore argento o bianca e l'inferiore nera.
Indossando i
colori simbolo di Siena, il vecchio giudice è anche personificazione del Comune di Siena, e in generale, del bene comune.
Impugna uno
scettro,
simbolo del potere ed uno
scudo con l'immagine della
Vergine col Bambino,
simbolo di protezione celeste dovuta al fatto che il Buon Governo è al servizio della Sapienza divina.
Al suo polso destro è legata la
corda che lo collega alla
Giustizia,
simbolo del fatto che il bene comune, il Buon Governo, è legato indissolubilmente alla giustizia.
Ai sui piedi vi è la
lupa che allatta i gemelli, fondatori della città secondo la leggenda. Attorno al capo, invece, appaiono quattro lettere,
CSCV, acronimo di
Civitas Senensis Civitas Virginis , vale a dire Città di Siena, Città della Vergine o forse
Commune Senarum Civitas Virginis, cioè Comune di Siena, città della Vergine.
Sul suo capo volteggiano tre giovani munite di ali,
prosopopee delle Fede, della Carità e della Speranza, le tre virtù teologali.
La
Fede abbraccia la
Croce,
simbolo di Gesù Cristo e del suo sacrificio fatto per la salvezza degli uomini e per permettere loro di tornare, dopo l'effimera morte corporale, a godere della vita immortale e felice che tutti avrebbero avuto se non fosse stato commesso il Peccato Originale e l'Uomo non fosse stato contaminato dal virus della caducità e della dissoluzione.
La
Carità tiene in una mano un
cuore ardente,
simbolo dell'amore e della cura disinteressata per chiunque, e nell'altra una
lancia,
simbolo della necessità di pungolare i cuori induriti dall'egoismo per spingerli a produrre energia positiva.
La
Speranza guarda assorta un
volto che emerge dalla nuvole,
sineddoche della persona del Cristo. I
codici mimetici e gestuali della Speranza, sono
simbolo del suo completo abbandono al Figlio di Dio, certa nel suo aiuto e nel futuro migliore.
Ai lati dello scranno si cui siede il Buon Governo, sono assise altre Virtù, quali sue consigliere: Pace, Fortezza, Prudenza da una parte e Magnanimità, Temperanza e Giustizia dall'altra.
Ciascuna delle donne,
prosopopee delle relative virtù, portano in mano oggetti
simbolici e indossano una
corona,
simbolo del loro potere sui cittadini e i governanti ispirati dalla Sapienza Divina.
La
Pace, reggendo un ramo di
ulivo e indossando una corona di ulivo,
simbolo della sua signoria di tale felice condizione dei popoli, sta mollemente e tranquillamente adagiata, con calma e senza alcun pensiero. I suoi
codici mimetici e gestuali sono
simbolo dello stato di quiete e tranquillità che i popoli vivono quando non sono afflitti da guerre e distruzione.
La
Fortezza, impugna la
mazza e lo scudo,
simboli di combattimento spirituale contro le debolezze della carne e dell'anima, e di difesa contro le tentazioni.
La
Prudenza regge in mano una
lampada a olio con
tre fiammelle che rappresentano il passato, il presente e il futuro (significato reso esplicito dalle lettere nel cartiglio) che
simboleggiano il fatto che il comportamento prudente vive il presente imparando la passato e considerando le conseguenze future dei propri comportamenti.
La
Magnanimità regge in mano una
corona,
simbolo di onorificenza e tiene in grembo un vassoio colmo di
pietre preziose,
simbolo di ricchezze. Le une e le altre vengono elargite con animo generoso a quanti collaborano per il benessere comune e si prodigano per il Buon Governo del popolo.
La
Temperanza osserva la
clessidra che regge nella mano,
simbolo di tempo ben speso, di moderata fruizione. Si tratta di una
similitudine tra il moderato e continuo scorrere dei granelli di sabbia che rendono efficace lo strumento per misurare il tempo e la moderazione nel godimento degli attimi e dei piaceri che rendono giusta l'esistenza e i comportamenti. Il fatto che la
Magnanimità e la
Prudenza siedano vicine,
allude alla necessità di discernere prudentemente nell'offrire onorificenze e ricchezze solo a quanti le meritano.
Infine la virtù della
Giustizia che impugna una
spada a doppio taglio, una figura simmetrica, che
simboleggia l'idea di armonia e ordine che si allarga dal piano giuridico a quello cosmico e metafisico, i concetti di equilibrio ed equità e il fatto che la giustizia si traduce in un dovere e in un diritto. Accanto un
capo mozzato, allude al potere della giustizia sulla vita (e la morte) dei cittadini.
Nella sezione inferiore dell'affresco da una parte c'è il popolo di Siena, con i suoi notabili, giudici, avvocati, riconoscibili dai
codici dell'abbigliamento e dall'altra i nemici della città, catturati e imprigionati dall'esercito in arme senese.
Un'opera meravigliosa nella sua complessa semplicità, per la sua
simbologia e la sua raffinatezza artistica, monito perenne delle caratteristiche e conseguenze delle decisioni dei governanti del mondo.