Ad esempio la parola "collo" indica la parte anatomica del corpo umano che regge la testa, la parte stretta di una bottiglia, la parte superiore di una camicia, un pacco in spedizione, la parte inferiore del capitello in una colonna, la parte iniziale dell’estuario, la parte dell’armatura del cavallo, la sommità di un bottiglia e innumerevoli altre cose.
Tutto dipende dal contesto, dalle aspettative del destinatario modello, dal gioco semantico organizzato dall'emittente.
La figura retorica del calembour di basa proprio sulla polisemia di alcune parole.
L'affermazione "siamo soli" può voler dire "siamo in solitudine" oppure "siamo stelle splendenti".
"Capitano, siamo attaccati dai monsoni!"
"allora ci batteremo con onore"
"ma capitano, i monsoni sono venti!"
"anche se fossero cento, li batteremo comunque"
In questo umoristico scambio di battute surreali, il termine "venti" ha la polisemia numero/aria che spira. Anche qui è stata usata la figura retorica del calembour.
Nella pubblicità il calembour è usato spesso.
La pubblicità di Easyjet qui riportata ne è un esempio semplicissimo ma illuminante.
"Serio" assume due accezioni: quella relativa a "davvero" e quella relativa a "Orio al Serio", località vicino a Bergamo dove di solito atterrano gli aerei "low cost".
Insomma, il senso è: "con i nostri costi, anche se molto convenienti, non atterri, come con le altre compagnie "low cost" in una città vicino a Milano, ma a Milano città".
Non dimentichiamo poi che qui ci siamo limitati solo all'uso polisemantico di una parola.
Quando si usano anche forme, colori, suoni, in una strategia comunicativa mirata, allora sì che si vedono i fuochi artificiali...