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ARCHETIPI E SIMBOLI DEI PERSONAGGI FEMMINILI DELLA LETTERATURA ITALIANA

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Chi non ricorda Beatrice, Francesca, Costanza D'altavilla della Divina Commedia, Lucia, Agnese, la monaca di Monza dei Promessi Sposi, Silvia di Leopardi, Angelica del Gattopardo, e innumerevoli schiere di eroine letterarie che vivono, trepidano e talvolta muoiono nei classici e nonostante ciò, o meglio, per tale causa, rimangono immortali?

Icone di donne belle, dolci o forti, non scadono mai nello stereotipo, ma di tali concetti sono anzi archetipo, quando ben realizzate dall'autore.

Tali creazioni letterarie impersonano l'Archetipo del Mago, spessissimo dell'Orfano, del Viandante o del Guerriero, molto meno spesso dell'Innocente.

Gabrina, simbolo della perfidia, icona di megera, archetipo del mago

Sono simboli universali di virtù o vizi: Lucia del fiducioso abbandono nella Provvidenza, la monaca dell'ingiustizia, Silvia della giovinezza sfiorita troppo presto, tutte del "genio femminile", di un modo differente di porsi dinanzi alle vicissitudini dell'esistenza, ognuna con il proprio talento, con le proprie umanissime reazioni, con i propri sogni, speranze e paure.

Cecilia, simbolo della menzogna, archetipo dell'Orfano

Questi magnifici personaggi divengono sineddoche dell'intero genere femminile, delle sue contraddizioni, debolezze e sopratutto della sua operosità, forza, energia, dello sguardo che può cambiare il mondo, può cambiare con una carezza o una parola l'esistenza di chi vive loro accanto.

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Così alla perfidia di Gabrina dell'Orlando Furioso, si contrappone la bontà angelica di Mena Malavoglia del Verga, dalla forza di carattere di Mirandolina di Goldoni, si passa alla fragilità di Rosetta di Cesare Pavese; dalla allegra spensieratezza di Angiolina di Senilità di Svevo si va alla tristezza di Anna di Carlo Cassola; alla menzogna di Cecilia della Noia di Moravia si contrappone la lealtà di Isabella di Lodovico Ariosto e così via, in un crescendo di emozioni che costruisce uno spartito percettivo e letterario squisitamente femminile, dolcemente forte, indistruttibilmente fragile, delicatamente solidissimo, con un ossimoro che esprime la grandezza letteraria delle nostre eroine.


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