Mattina è il celebre componimento poetico di Giuseppe Ungaretti, parte della raccolta L'Allegria, in Naufragi.
Come è noto fu scritto dal poeta mentre era soldato sul fronte del Carso durante la Prima guerra Mondiale, nel 1917 ed esprime l'illuminazione dell'improvvisa consapevolezza del senso della vastità del cosmo.
Tra le figure retoriche quella prevalente è l'ossimoro, in quanto viene espressa la fusione di due elementi contrapposti, l'umano e l'infinito, il singolo e l'immenso.
Può essere intesa anche come un'analogia, una forma di metafora accorciata, riferita alla comprensione improvvisa e illuminante del senso della vastità del cosmo.
Sicuramente è un'iperbole che intende dare il senso di esagerazione dell'esperienza vissuta dall'autore e una sineddoche, in quanto una parte, il singolo essere, si illumina del tutto.
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Il titolo è metafora del momento della giornata nel quale si viene abbracciati da una luce molto intensa proveniente dall'alto, accompagnata da una sensazione di calore e allegoria della consapevolezza dell'esistenza dell'eterno che ci avvolge e ci sovrasta.
Inoltre, per comparazione, è antitetica al famoso verso di Leopardi "e il naufragar m'è dolce in questo mare", in quanto in tale verso era l'uomo che si immergeva nell'eternità, mentre nei versi ungarettiani è l'eterno che si immerge nell'Uomo.